Energia: da comunità energetiche potenziale enorme
“Le comunità energetiche racchiudono un potenziale enorme; oltre a favorire una transizione energetica sostenibile a 360°: a livello ambientale, economico e sociale, rappresentano un’occasione di riscatto per i territori e un modo per favorire l’accettazione, a livello locale, dei grandi poli industriali, che potranno ricambiare l’ospitalità, fornendo in cambio energia pulita”.
Ad affermarlo è Daniele Iudicone, esperto di energie rinnovabili e founder di Imc Holding.
Ad oggi, secondo i dati del Gse, sono 154, tra comunità energetiche rinnovabili e le configurazioni di autoconsumo collettivo, le realtà create in Italia.
“Le comunità energetiche, per come sono state pensate e normate – sottolinea l’esperto-, sono alla portata di tutti.
Premiano sia il consumatore dell’energia green, sia il prosumer, ovvero colui che produce energia per autoconsumo e reimmette, ad uso della comunità, il surplus del suo impianto rinnovabile.
Queste soluzioni si adattano a qualsiasi contesto, dalla città al piccolo borgo.
Nei comuni fino a 5000 abitanti, tra l’altro, il Gse, grazie ai fondi del Pnrr, ha messo a disposizione un incentivo del 40% a fondo perduto, per la realizzazione degli impianti rinnovabili.
Le comunità energetiche, inoltre, possono riguardare anche i condomini; in questo caso si parla di autoconsumo collettivo.
In generale, dal privato, all’azienda, chiunque può prendere parte a una comunità energetica, con vantaggi importanti, sia economici che ambientali”.
Qual è l’iter da seguire e il costo per avviare una comunità energetica?
“Per prima cosa – spiega – si dovrà scegliere un’azienda che possa realizzare una comunità energetica e, volendo, anche occuparsi della sua gestione.
La comunità, infatti, deve mantenere nel tempo una percentuale del 55% di energia autoconsumata all’interno della rete stessa, mentre gli incentivi del Gse verranno erogati ogni 6 mesi a un referente designato della comunità, cui spetterà il compito di ripartirli con i diretti interessati.
Questa operazione può essere svolta in autonomia o avvalendosi di una società esterna.
Una volta individuati i primi produttori di energia green e i primi consumatori, è necessario rivolgersi al notaio per costituire la comunità energetica.
Quest’ultima potrà accogliere nel tempo, sia nuovi consumatori, sia nuovi prosumer, a patto che per questi ultimi, l’impianto fotovoltaico venga creato in occasione dell’ingresso nella comunità e non sia preesistente alla stessa.
Lo step successivo sarà fare richiesta al Gse per ricevere gli incentivi”.
Fonte: Riparte Italia